Mia madre era una donna dolce e disponibile, non era facile che dicesse di no.
E per quanto quest'immagine ti rimanga piacevole e morbida, come una carezza, nella memoria - la memoria di una madre, come dovrebbe essere, come ce l'hanno insegnata - so che rimane uno dei più grandi tradimenti della mia educazione alla crescita.
Il No è indecente, è una cattiveria. Cosa ti costa? "Perché no?"
Cosa puoi fare per non dire un no, dicendo un si che a volte - a volte molte - è comunque un no a te stesso/a?
Eppure quell'espressione di mamma che, nonostante si facesse in quattro per soddisfare le richieste di tutti, rimaneva contenta e felice di aver accontentato, di essere stata utile, di aver agito per qualcuno, mi rimane nella testa come un autoritratto proattivo, una destinazione aspirata e disperata, una promessa di in/felicità.
Mi riconosco molte volte in un ricordo che sarò...
... ma di mia madre ricordo anche la disperazione quando la sua capacità di rendere felici gli altri non aveva più la stessa efficacia, perché la sua affinità con il mondo altrui si distanziava e lei non era in grado di comprendere perché. Quando le cercavo di far capire che si era talmente dedicata alla felicità altrui che era ora che tornasse alla sua, per avere il contatto con la realtà che le serviva. Perché bisogna partire da sé, per sapere dove arrivare, altrimenti non avrai le radici adatte a sostenerti nelle direzioni che indovini, o che vuoi percorrere.
Eppure di no te ne senti dire tanti, nella vita. E tanto ti sei impegnata a nascondere i tuoi nelle tasche, tanto più sentirai quanto pesano le chiusure degli altri. Allora impari a non chiedere.
E' difficile resistere all'educazione del "No al no".
Quant'era bella mia madre nella sua accoglienza?
E' alla bellezza che s'aspira, nell'esempio.
Ma quella bellezza ha avuto un prezzo difficile da pagare, che infatti è stato assolto nel peggiore dei modi.
Bisogna trovare la giusta distanza tra il proprio mondo e il mondo degli altri, per corrispondersi.
Bisogna ascoltarsi, rispettarsi. Sapere dove arrivano i propri limiti.
E non oltrepassarli se non quando si hanno gli strumenti adatti.
Essere buoni con se stessi, almeno quanto lo si è con gli altri.
Dire di sì anche a se stessi.
Penso che se si tirasse fuori a caso uno di quei no dalla tasca, si creerebbe un tale spaesamento nell'altro, viziato dall'accoglienza, da costringerlo a riflettere o ad andare via..lasciando spazio a qualcuno più disposto ad ascoltare.
RispondiEliminaMa questo è quasi un brutto pensiero tanto è reale, e allora mi va di ricordarti che i tuoi strumenti per superare i limiti, sono quanto di migliore si possa trovare in questo Grande Negozio.