martedì 30 agosto 2011

Amore, amore, amore serve.


(riposto dal vecchio blog, perché mi va...)

"
"... mica filo spinato ..."
I. Fossati

Ritrovi, ritorni, rinnovi.
E' bello è sempre uguale anche se è tutto diverso.

Le persone le mani gli abbracci. I sentimenti infiniti in cui ti perdi senza spaventarti.
Il bene voluto, il bene dato e tornato. Un ciclo di stagioni che ti restituisce nuova e antica, riscoperta all'indietro, ripercorsa a ritroso, avanti, però, un po' più avanti.

Le mani come pietre, sentimenti come venti.
Tanta acqua e vino per festeggiare le cose vere, le cose serie.

Non ho perso non ho vinto. Ogni cosa passata tra le dita è rimasta sedimentata, cristallizzata eppure viva.

Tu sei già rapito da un fiume che scorre via veloce, e tutti i corsi d'acqua che frequenterò ti porteranno sempre più lontano da me e dalle mie ferite.

Amicizia come cura. Amore come balsamo.
Acqua che lava, che strappa, che riempie.

Amore, Amore, Amore serve.

"

lunedì 29 agosto 2011

Please TOUCH! Vita di una trottola.

Ero in Irlanda, anche qui, ma questo post non riguarda l'Irlanda.
Era un centro di sviluppo delle arti e dell'artigianato, a Kilkenny, e questo invito a non lasciare inermi questi oggetti nati per esser fatti roteare, era lì, discreto e solitario, lasciato alla scia del caso e dei tragitti degli avventori.

E' un po' controtendenza. "Please, touch" concede un'apertura e un patto di fiducia, e un assunto che non può essere contraddetto in nessun modo: "Che esiste a fare, questa cosa, se non può essere toccata?"

Fiducia significa responsabilità. Fi-darsi e essere abili nel rispondere a ciò che ci viene concesso gratuitamente, senza condizionali. Cioè, non è che c'era scritto "prego, toccare senza rompere", o, "usare nel modo corretto". L'oggetto era offerto alla libera sperimentazione della sua funzione e abilità, con tutti i rischi annessi e connessi al libero tocco: maldestrìa, incomprensione, scarso rispetto, o qualsiasi dinamica incidentale.

Eppure, un campo aperto alla potenzialità del qualsiasi, anche dell'errore, concede un così ampio respiro che ti viene da comprare l'etichetta, più che la trottolina di legno. Perché io con la trottolina ci posso giocare, vero, ma con "please touch" ci posso respirare, posso sentirmi libera di fare, degna di fiducia, libera anche di sbagliare.

E noi, poi, che ci stiamo a fare se non ci facciamo toccare? Si indossano tante armature per cosa? E poi, tanto, siamo noi i primi a volere che qualcuno ci sperimenti, scopra le nostre funzionalità e limiti, capisca con noi quanti versi abbiamo per "trottolare". Che ci si faccia funzionare.
Non siamo certo soprammobili destinati a stare da una parte a prender polvere, non noi.
Quindi, avanti, "please, touch!"... fateci trottolare.

mercoledì 24 agosto 2011

Bolle di sapone e castelli in aria - il mio patto di belligeranza per il futuro prossimo



L'estate sta finendo, oppure sarà lei a finire noi..(..?)

I 38-40 gradi del giorno non aiutano la testa a rimanere in equilibrio, quindi sto facendo molta fatica a rimanere sobria. No, no, che s'è capito, non è che bevo per non sentire il caldo (oddio, mo' che ci penso, potrebbe essere una soluzione), ma la ridotta sopportazione degli stimoli esterni mi porta pensieri inquieti e scollegati.

Allora m'immagino scenari forse prevedibili, storie ripetute, copioni scontati, già avvenuti... e questa sensazione del ritorno ciclico degli eventi mi crea una certa nausea, che col caldo non si sposa bene.

Allora faccio uno sforzo e mi concentro su questo Settembre che arriva, e su quei progetti che è ora che rimetta sui miei binari.

Devo completare la tesi, ormai al 90% scritta, e sottoporla alla valutazione della docente. Sono soddisfatta di molte sue parti, e spero proprio che questo sentimento pervada anche la relatrice... devo ammettere e riconoscere la mia insicurezza cosmica, visto che fin'ora non le ho fatto leggere neanche mezza riga, neanche dell'introduzione, neanche il titolo del primo paragrafo del primo capitolo. :) L'avrà tutta insieme e con poco diritto di replica. La mia unica difesa è che ci ho messo tanto, e tutto il mio buonsenso, che così male non dev'essere, e quindi non dovrebbe porre obiezioni su struttura e contenuto.

Devo iniziare quel progetto di Milano. E' piuttosto complesso e articolato, in particolare allo startup. Devo spogliarmi di un po' di perfezionismo e armarmi di molta autostima, e varare questa nave. E così sia. A parte che è l'unico contratto dell'anno, per adesso, devo anche superare questo ingessamento professionale che mi ha pervaso questi mesi, tra crisi economica e crolli personali. Dai, Pà.

Ho riiniziato a scrivere e devo prenderla come una missione. A forza di farlo qualcosa di buono accadrà. Esercitare la tecnica, espormi un po' di più, collegare le cose, affrontare più scritture tecniche. Scrivere di cinema, tanto, non si sa mai.

Comincio il mio corso d'inglese di 4 mesi comprato da Groupon a 30 euro. Devo arrivare a Roma ogni volta, ma è comunque vantaggioso... non vedo l'ora.

Mi metto dietro al fotografo con cui ho lavorato quest'anno come apprendista. Al via anche il perfezionamento della mia tecnica fotografica.

E vado finalmente a offrirmi come schiavetta non pagata in produzione cinematografica. E' anche ora che tocchi con mano quello che voglio che sia il mio lavoro, domani.

Voglio una storia per la testa. Anzi due. Anzi, di più. Perché voglio ricominciare anche a fare la regista, usare la videocamera e dirigere cortometraggi. Scrivere sceneggiature e girare storie, meglio se sulle bolle di sapone e sui castelli in aria, che sono le uniche cose per cui mi va sul serio di guardare a domani.

Partenza...? :)

lunedì 22 agosto 2011

Cieli d'Irlanda - VI - God save the Ireland, said the heroes


Forse questo sarà l'ultimo dei post dedicati al mio viaggio irlandese... anche perché, passando il tempo, i ricordi si affievoliscono, e il tempo per la rielaborazione diminuisce, incalzato dalla vita di ora... che non smette di entrare da tutte le finestre, per fortuna.
Per esempio, quest'estate è piena di annunci di nuove e sperate gravidanze... che Dio benedica anche loro, oltre all'Irlanda.

Quindi, ora devo proprio parlare di musica. E' infatti un capitolo che non si può saltare, perché questa dimensione fatta di chitarre, organetti, flauti e cornamuse, è proprio onnipresente... da Dublino all'ultimo dei paesi con 10 anime della costa orientale.
La serata più bella per noi, è stata nella città di Dingle, al centro dell'omonima penisola irlandese.
Un pub come gli altri, con musica dal vivo, vicino al porto. Non l'abbiamo scelto per particolari segni esterni... i pub irlandesi sono frequenti come da noi bar e alimentari, e dall'aspetto sono tutti caratteristicamente uguali.

Piccola precisazione che per noi è stata una specie di maledizione. Entro le 21:30, che sia un ristorante, che sia un pub, in Irlanda non si mangia più. Chiudono le cucine e ciao, qualunque tipo di supplica affamata cadrà nel nulla. Credo che per gli italiani sia un bel problema.

Ma torniamo al pub di Dingle.
Alle 21:30 precise s'inizia a suonare. Un signore sorridente e rotondo, con l'organetto, accompagna un personaggio alquanto particolare, che non ho esitato a riconoscere come il cantante, visto il suo ingresso con uno strano cappello di paglia nella sala principale del pub.
La musica irlandese ha qualcosa a che fare con la musica country, quindi questo tizio impolverato e ruvido, a cui mancavano solo gli speroni agli stivali, ingannava un po' le percezioni, e a tratti sembrava di stare in un film western, però che dirgli... no di certo che non sapeva cantare. Ma non nascondo che ho cercato il cavallo legato magari da qualche parte, fuori dal pub.

Questa specie di Bob Dylan irlandese, dopo essersi arrampicato a tutti gli angoli della lignea sala per montarsi l'apparato acustico, s'è appollaiato su uno sgabello alto, con la sua chitarra e la sua voce bassa e profonda, e il suo carisma affatto scontato. Si è presentato, ha presentato la sua musica, e ha presentato noi a noi stessi, collocandoci al centro di quel mondo, esattamente dov'era lui. Chiedendoci da dove venivamo, ci ha illuminati e resi persone dove all'inizio eravamo solo ombre di un palcoscenico al quale magari avremmo aspirato e che avremmo ammirato, ma mai solcato. E invece, questo spirito acuto, ha reso tutti attori di un campo apparecchiato solo per noi, e anche da noi. Ci vuol poco per rendere una serata diversa. Basta essere generosi.
Grazie a questo show man gaelico, abbiamo scoperto che eravamo, attorno a lui, un bel gruppo di: italiani, irlandesi, canadesi, americani e olandesi. Un bel mix di genti, venute da vicino e da lontano, che alla fine cantava tutti insieme. Non era importante sapere le parole, al secondo ritornello le avevi apprese. Importante era partecipare. Bere e partecipare. E io non mi sono veramente fatta mancare niente.

Caratteristica di queste serate sonanti, tra l'altro, è che i musicisti invitano coloro che sappiano suonare, ballare o cantare, a farlo insieme a loro. Così, un organettista della contea di Cork si è esibito in una splendida, e anche abbastanza agonistica, folk session con il mio chitarrista con gli speroni. Una ragazzina di Kilkenny, Fiona, ha ballato in mezzo alla sala la loro danza tradizionale. Una ragazza sottile ed elegante ha cantato con voce chiara uno dei pezzi tradizionali d'Irlanda.
Sembra che non ci sia una persona, su quell'isola, che non sappia far musica, o che non abbia almeno una capacità attinente ad essa... ed è facile capire come queste persone abbiano una dimensione comunitaria e folk così spiccata...



La fine della serata è giunta presto, ma con molta soddisfazione abbiamo lasciato quel luogo. Dingle non è affatto una delle più belle città dell'Irlanda, ma ci ha regalato la più bella esperienza musicale della vacanza.
Ma non c'è un posto che non sia accompagnato almeno da una chitarra o un'armonica. E quella musica che ti entra nella testa, la ritrovi nei momenti più impensati... sulle scogliere come sulle colline rocciose dell'entroterra. Ogni cosa è così legata all'altra, che il tutt'uno irlandese si riconosce in ogni sfumatura e colore, dal verde dei prati all'oro del malto, dal nero delle rocce al blu del cielo. Dall'odore di erba bagnata, al fraseggio di un'armonica.
E tutto sembra parlare la medesima lingua.

Che Dio salvi l'Irlanda... dico anch'io.

giovedì 18 agosto 2011

Cieli d'Irlanda - V - Capi chinati all'eterno




Le chiese senza tetto sono una costante in Irlanda.
Ogni tetto di chiesa di pietra è crollato, lasciando mura aperte a consolarsi col cielo e con i suoi umori.

Ho pensato fosse a causa dell'ingente peso, il motivo per cui nessuno di questi tetti è sopravvissuto al tempo. Le chiese ristrutturate presentano tutte tetti di legno, sicuramente più leggeri e duraturi della pietra, solida ma destinata a soccombere alla legge di gravità, pagando il pegno della massa.

L'immagine che offre questa mancanza di copertura, mi è sembrata essere di un particolare patto con la natura divina, come se la struttura si fosse chinata all'aspirazione sacra, rinunciando al cappello per rimanere in ascolto delle Volontà delle forze più alte.

Ed è la restituzione dello spazio alla natura. Perché un luogo sacro senza tetto diventa inabitabile per l'uomo, ma luogo ideale per ogni altra presenza appartenente al resto dei mondi.
E allora mi viene in mente quanto l'ottusità sia caratteristica dell'essere vivente e sapiente (...!), tanto limite e tanto virtù, e di lui solamente.
Se abbiamo bisogno dei tetti, per sopravvivere, altrettanta necessità abbiamo di scudi e preconcetti per difenderci dalla minacciosità del tutto.
Indispensabili, dunque.
Ma come queste chiese, credo sia importante che i nostri scudi siano di materiale leggero e flessibile, altrimenti sono destinati a soccombere al proprio peso e alla propria rigidità, lasciandoci senza difese alle forze dei venti. E allo stesso tempo penso che sia altrettanto fondamentale creare un canale di comunicazione con l'e(s)terno, in modo che ci continui ad alimentare, arricchire e consolare, invece che distruggerci.


Sotto la porta di quella cattedrale senza testa, ho ammirato la bellezza del marmo delle volte di quell'apertura. Non so che senso abbia una porta, in una costruzione dalle pareti crollate, e forse è proprio questa contraddizione che ne aumenta il fascino, ma tant'è che l'entrata è sopravvissuta, nella sua bellezza e perfezione. E' rimasto tutto ciò che era più vicino alla terra.

Ho pensato che, male che possa andare, anche a me piacerebbe rimanere in piedi come la cattedrale di Clonmacnoise, in tutta la mia capienza, rischiando pur di perdere la testa, se mai diventasse troppo pesante, ma conservando per sempre l'energia che mi anima.

mercoledì 17 agosto 2011

Cieli d'Irlanda - IV - Occhi

Gli occhi degli irlandesi sono come il loro cielo: blu.
E neanche un blu semplice. Un blu complesso, fatto di striature e punti di azzurro diversi, solcato da infiniti e invisibili cerchi di celeste. Quello che si crea è una sorta di celeste rotondo, una specie di universo dell'azzurro.
Sorridono, i loro occhi, socchiudendo e stirando un po' le palpebre, come quando c'è troppo sole e l'occhio si chiude quel tanto che basta per ripararsi dalla luce in eccesso.

Il loro aspetto è sottile e gioviale. Io mi aspettavo più discendenti dai rinomati vichinghi che per anni hanno saccheggiato quelle terre per poi stabilirvisi definitivamente, e mischiarsi con la sua gente, ma la statura di questi uomini è ancora abbastanza piccolina, rispetto ai loro discendenti nordici, che però gli hanno sicuramente lasciato in eredità il tono rosso rame dei capelli, e la pelle diafana e lentigginosa.

I più anziani di loro hanno dipinte sul viso delle espressioni secolari, come tutti i vecchi del mondo, ma la pelle, sottile e delicata, crea uno strato di rughe numerose e finissime, come fogli di cartapesta.
Un signore che avrà avuto tutti gli anni dell'isola, incontrato al centro della desolazione del Gap of Dunloe che taglia in due la penisola del Kerry da costa a costa in mezzo alle montagne, aveva un inaspettato aspetto da golfista inglese, ma il suo viso sarebbe stato degno dei migliori book fotografici di ritratto, con tutte le bellissime tracce del tempo su quel viso sorridente e la voce affaticata dagli anni, ma non certo dalla vita.

L'idea di essere di fronte ad un esemplare di Hobbit mi ha sfiorata ogni qual volta parlassi con uno di loro, con quel viso grande, gli occhi enormi come mondi spalancati, e anche la tendenza al sorriso, la musica e la birra spalleggiava e rafforzava questa mia impressione.

Tra me e loro dev'essere scattato proprio un amore sconfinato, perché molti irlandesi mi toccavano, se avevano la possibilità. Nessun tocco di seduzione, era solo necessità di contatto. Signore e signori che, parlandomi un po', ad un certo punto mi davano una carezza, o un semplice buffetto sulle spalle. Ero l'unica del gruppo ad avere questo trattamento. A dire il  vero, anche a me sarebbe piaciuto accarezzare i loro sorrisi amichevoli e gioviali, ma alla fine mi sono limitata. Di certo è più facile per loro sfiorare una ragazza che per età e aspetto potrebbe essere una loro figlia, piuttosto che il contrario. Io mi sono goduta quei tocchi della benedizione, e ho suggellato privatamente la mia amicizia con gli abitanti di quel paese verde.

Ovviamente non ho foto di questi volti che descrivo. Per discrezione li ho lasciati rapire solo dalla mia memoria. Mi sembrava una questione di sincerità. Loro mi svelavano i loro segreti attraverso gli occhi, e io mi limitavo ad affacciarmi e guardare, come i loro cieli ti lasciano fare.

domenica 14 agosto 2011

Cieli d'Irlanda - III - Spazio


"E poi un concetto di spazio che avevo dimenticato.
Tanto spazio.
Che se ti senti stretto nella tua vita, ci dovresti proprio andare in Irlanda, solo per sederti di fronte a tutto quello spazio e metterti comodo. Apparecchiarti, così, con tutte le tue cose intorno, confonderle nel panorama, e, alcune di esse, lasciarle pure lì, che tanto sono solo di peso.
E poi tornartene a casa con quello spazio nella testa."

Questo è quello che scrivevo oggi ad un amico... parlando dell'esperienza irlandese. E devo dire che ci sono proprio rimasta fissata con l'idea dello spazio, che è da quando sono tornata che non faccio altro che parlarne.

E' che è realmente impressionante tutto lo spazio che hai intorno, in Irlanda.
Immensi panorami di pieno naturale. Che sia roccia, terra, mare, vegetazione o cielo, l'Irlanda è priva di ostacoli alla vista, al respiro, regalandoti una sensazione di pienezza e libertà che difficilmente ti trova spiazzato, come se fossi tornato ad un'idea atavica di mondo, un'impressione sempre posseduta di dimensione umana e naturale.
E quella dimensione di cielo che cambia in continuazione ti da come l'impressione che quel mondo respiri con te, abbia un umore, una personalità, che sia partecipe e che ti renda partecipe al suo mutamento che è sempre percepibile, e quindi sincero.

E' difficile tornare a casa, con tutti questi muri, con tutti questi oggetti intorno, con tutte le cose accumulate che non hanno un gran senso, ripensando al pranzo apparecchiato su un maxi pietrone piatto trovato per strada e ai dieci minuti di pace rubati sdraiata sul ciglio di una scogliera, dove il cielo è più vicino e i desideri anche.


Chiudo gli occhi e sono di nuovo lì, tra acqua, terra e cielo. A leggere i disegni del vento... a farmi spazio dentro.

sabato 13 agosto 2011

Cieli d'Irlanda - II - Anime antiche


Bru na Boinne.



Sito archeologico ad una 60ina di Km da Dublino, verso cui dirigersi senza alcun dubbio, per un'incredibile visita alle origini dell'umanità di quell'isola.
La forza della fede nelle energie della natura, della morte e delle stelle ha sempre lasciato le tracce più imponenti e impressionanti, nei secoli dei secoli, e, in questo caso, nei millenni.
I siti di Bru Na Boinne sono 3, di cui due visitabili. New Grange sembra la perfetta pista d'atterraggio di un immenso UFO approdato lì 6000 anni fa, Knowth è impregnata di un'atmosfera sacra e insieme naturale, come se le due dimensioni si fossero perfettamente fuse nei millenni.
Gli enormi tumuli di roccia e terra costruiti ospitano dei corridoi funerari minuscoli e stretti, alla fine dei quali erano riposte le spoglie cremate dei morti che avevano avuto l'onore di esservi seppelliti. Tutti'intorno ai tumuli, pietre di quarzo portate in voto da siti anche molto lontani, e enormi pietre perimetrali, ognuna con inciso un motivo diverso, di carattere figurativo o geometrico. Tante spirali, e motivi ondulatori, a raffigurare la ciclicità delle stagioni, dei pianeti, della vita e della morte.
Quando si è di fronte a tanta grandezza, e di quale durata, non ci si può che sentire briciola, piuma nel vento del tempo del mondo. Ed è impressionante toccare i solchi delle figure impresse nella roccia, quasi a sfiorare le mani preistoriche di coloro che l'hanno incise.
Il tempo è solo un velo.

Cieli d'Irlanda - I - Vento e Acqua



... e sono proprio come li raccontano.
I cieli, intendo. Perché mica ce n'è solo uno, in Irlanda. In costante movimento, quel mondo stratificato di azzurro e nuvole, vento e acqua, si scompone e si ricompone ogni attimo che passa, dipingendo e cancellando mondi interi, rovesciandoteli addosso, facendoteli respirare, lasciandoti credere che tu possa afferrarne il disegno per poi farteli danzare davanti senza sosta. 
Come mari d'aria, segnano le proprie correnti, s'infrangono, scoppiano e si disperdono.
Il sole è raro, nei cieli irlandesi, ma non ne senti troppo la mancanza, rapita come sei dallo spettacolo d'arte naturale che ti viene posto sopra il naso, orchestrato dai venti.
Sdraiata sull'erba umida del ciglio di una scogliera della costa occidentale, sono rimasta ad ascoltare il rumore del mare e a guardare il cielo d'Irlanda danzare leggero e veloce davanti ai miei occhi incantati. L'odore che sentivo era quello del verde e dell'azzurro, della terra e dell'acqua, dei trifogli e delle maree.
Tutti i miei sensi spalancati, a collezionare stati incredibili di pura forza naturale.

Un nuovo inizio


... ma un vecchio cammino.

Iniziato qui:

http://blog.libero.it/macchiedimondo

Sono molti i motivi del mio trasloco, che spaziano da oggettivi a soggettivi.

E poi i movimenti mi hanno sempre fatto sentire meglio.

Nutrirò questo nuovo posto con la me antica e rinnovata, selezionando ciò che è giusto tenere con me, e gettando quello che ora è solo di intralcio.
Inizio questo nuovo viaggio con un viaggio - la mia fresca esperienza irlandese - che mi ha ricordato quant'è importante, quanto sempre è stato, e sempre sarà, lo SPAZIO.

Bentrovati i miei amici e benvenuti i nuovi. Cin a tutti voi, e cin a me :)